Eppure mi ero nascosto bene. E non con la certezza che non mi trovasse. Ma con quella, più solida, che nemmeno io potessi farlo.
Per essere sicuro, ho pensato, mi nasconderò sotto il letto. Lì non mi troverà.
Nel silenzio, decido di non respirare più. Oh credetemi. Nemmeno il pensiero si avvertiva!
Poi sento la porta spalancarsi.
Al passettino suo veloce fa un giro attorno alla stanza.
E' la mia bimba. Vuole giocare. Ma non io!
L'eccitazione sale, poi lascia posto all'euforia. Si ferma ad un passo dal letto...
Oh no! Ha intuito qualcosa! Lo sento... no si piega, è il momento!!
Ahahah. Mi fa ridere il suo volto allegro di sorriso e di spavento! Quant'è contagioso. Ridiamo e si intrufola tra i miei pensieri.
Pensieri di felicità.
E' autunno. C'è il sole. Sono allegro.
La poesia assume le sembianze della figlia che un giorno verrà.
E, contagiosa, mi spinge a vivere, come a scrivere.
E allora, miei cari amici poeti, una poesia per voi. Ho voglia di condividerla questa necessità.
Vana
Invano ho lottato
per convincere il mio cuore a piegarsi;
invano gli ho detto:
"Ci sono poeti più grandi di te".
La sua risposta, come vento e suono di liuto
come vago lamento nella notte
che non mi dà riposo, dice sempre:
"Un canto, un canto".
I loro echi ondulano uno nell'altro nel tramonto
cercando sempre un canto.
Ah, io sono consumato dal lavoro
e il vagare per infinite strade ha cerchiato di viola,
ha riempito di polvere i miei occhi.
Su di me c'è ancora un tremore nel tramonto,
e piccoli elfi rossi di parole gridano: "Un canto",
piccoli grigi elfi di parole gridano per un canto,
piccole foglie gialle di parole gridano: "Un canto",
piccole foglie verdi di parole gridano per un canto.
Le parole sono foglie, vecchie foglie gialle già di primavera,
portate qua e là dal vento vanno cercando un canto.
-E. Pound-
(trad. S. Quasimodo)