Perchè creare un blog sulla poesia? Nessuno la legge. Mi sono detto. Poi mi sono accorto che più lo masticavo questo pensiero, e più lo digerivo. E, adesso che l'ho eliminato, mi sento finalmente pronto. Per una risposta. Scrivere di poesia è riconoscere il mondo sommerso che dà linfa all'altro mondo, quello che abitiamo. Questo blog vuole dare spazio alle parole. A quelle che diffondono e attraversano lo spazio come note. A quelle ancora nascoste.
Tra la cenere e la terra.
Fermo. Senza benzina. Pare che la vita esterna contamini il corpo. Toglie energia. Eppure c’è una strana euforia nell’aria.
In coda. Anime in coda. Eppure partecipi di qualcosa che non si coglie subito.
Come di uno spirito di comunione ma non solo. Come di una tacita partecipazione alla lotta e a quelle proteste nonostante il disagio e per un disagio che pure è nostro nel profondo, ma non solo.
Che la gente si inebri al crollo delle certezze, al lento disgregarsi dei programmi? O perfino allo spettro di un desiderio come di una pausa dal lavoro che consenta di allargare il tempo e vivere qualcosa, qualcosa di più grande? Forse, ma non solo.
Sono maturi i tempi?
C’è chi spiega, chi lotta. C’è chi lamenta ancora. Chi sanguina. Ma le parole come di una felicità di incompiutezza prevalgono sulle luci delle sirene. Si accendono e si spengono come le dicessero i pensieri.
E lo straordinario dell’evento avvolge perfino me in attesa. Perso in un sabato come tanti, solo diverso.
La Sicilia infilzata da un forcone.
Io con me ma insieme agli altri, e vinto pure, non per primo, dalla possibilità dell’espressione, della pena e di una poesia.
Questi volti apparsi tra la folla:
petali su un ramo umido e nero.
Ezra Pound, In una stazione del metro –Trad. V. Sereni-
Me ne sto come un bambino sulla spiaggia. Ammucchio un po' di sabbia. Voglio costruire un bel castello. E nel frattempo ascolto le parole dei grandi...
Quindi, se ho ben capito, non tutti i momenti della vita hanno lo stesso valore...
Pare ci siano momenti in cui bisogna accettare di essere vulnerabili, di non sapercela fare. Me ne ricorderò.
Mi alzo, e mi avvicino secchiello in mano all'acqua. Il mare oggi non ha l'odore di sempre. Profuma di sconosciuto.
Dovrebbe bastare. Quest'acqua darà solidità alla sabbia. Non ci avevo mai pensato prima. Un castello solido si tiene in piedi grazie a un elemento liquido. E se la nostra colonna vertebrale fosse fatta d'aria?
Ecco fatto. Sono stato bravo. Ok, magari non sarà un grande castello. A me sembra abbastanza solido però.
Quel bambino che sono, lì sulla spiaggia, non sa che quando si diventa grandi, quando ci si innamora, si spera ancora che il castello non crolli, e che crescere è un'illusione. Da grandi, come da piccini, quando siamo contenti del lavoro che stiamo svolgendo, in bilico sulla corda sottile di un'emozione, non dovremmo preoccuparcene poi così tanto...
L'innamoramento è un gioco di sabbia
La prossima volta mi ricorderò di vegliare pure, sul castello, ma già anticipo un'altra vostra lezione....
;)
Sapete che vi dico? Domani me ne andrò per davvero sulla spiaggia. Passeggiare un po' mi farà bene....
Ps del giorno dopo (15.01.2012): Volevo continuasse questo post, ché per natura un post coglie un particolare momento, mentre volevo dirvi qualcosa di più. Ci sono stato a mare, stamattina. Insieme a me, appena quattro gocce di pioggia, che forse pensavano di intimorirmi mentre invece mi tenevano compagnia, tanti gabbiani in cielo quanti erano i pensieri, il vento sulla pelle, un libro di Bolano in tasca, una bottiglia di birra lasciata lì vuota sulla spiaggia da qualcuno -che storia- e poi il mare. Non vi dico quali parole ho scambiato con il mare, non vi racconto qui del nostro piccolo segreto. Ma di una cosa sono certo...
Inverno a Mondello
Vale di più un giorno così
che mille altri cento
Che sia una buona domenica anche per voi questa...