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sabato 28 aprile 2012

Sono folle, e questo è l’amore che scelgo di darti



Leggo di te nei fiori del deserto, sopravvivono come l’acqua preziosa, sotterranea, che 
li alimenta. Il mio amore non conosce territori arsi dalla sete. Sopravvive alla più 
naturale delle conseguenze. Sopravvive anche in condizioni di vita non
ottimali, di morte, quando l'aria non respira, e la sabbia tutta
finisce qui, nella clessidra.
Corre, corre il tempo.
E la ragione,
 non me ne 
dimentico,
dice che c’è
il tempo,
un tempo
per ogni cosa. 
Non è vero!
Non è così!
 Sono folle,
posso dirlo!
Il tempo
è adesso!
Se ti chiedi
qual è il tempo
dell’amore … 
no, non farlo,
non indugiare!

.
.
.
.
Corre, corre il tempo.
I miei pensieri
come sabbia
si esauriscono.

.
.
.
.
Le emozioni
passano
alla strettoia
angusta
dell’attesa.

.
.
.
.
Corre, corre il tempo.
E flussi
di energia
cosmica
m’attraversano,
e scosse
elettriche,
da capo
a piedi.
 E’ uno strazio
per il corpo
resistervi.
 E quando
succede,
 dopo,
sfibrato,
senza
più energia 

cade
a terra
E allora basta una parola, un segno
Il ricorso all’immaginazione gravida cui date il nome di illusione, per me è 

figlia, è pazzia! La clessidra la impugna il Tempo in persona, la rivolta. E capovolto 
anch'io, dai piedi ai capelli, scorre la sabbia, e l’amore, l’amore veloce riprende la corsa.
Corre, corre il tempo. E quanto ne passa. Ma nel vortice del destino, non fosse l'ansia…








A proposito, non somiglia a una danza?




Ps: quando ho scritto queste due parole, non pensavo più che il tempo fosse lineare. Forse lo era ancora quello esterno, ma di questo non potevo avere certezza. 

Oggi mi sembra che il tempo interno assomigli a quello di una clessidra. C'è un momento in cui ci rivoltiamo dentro, come fossimo soggetti a un riflusso d'anima. Scosse interne percorrono i nervi. E nuova linfa scorre, rivitalizza. C'è la morte ogni volta, e poi c'è la vita. C'è quel ritmo da seguire. Il ritmo della poesia è del senso di noi...

Andiamo alla radice della musica allora, di ogni danza.

mercoledì 25 aprile 2012

Il cuoco di Salò







[...] Che qui si fa l'Italia e si muore 
Dalla parte sbagliata 
In una grande giornata si muore 
In una bella giornata di sole [...]




Oggi la poesia è partigiana...

venerdì 20 aprile 2012

Salmo









Le mie parole si immergono nel tuo silenzio...






Cerco un tuo segno nel rumore e nel silenzio
e, come a caccia, spio nel tempo
per vederti: sei tu il mio falco, quello che cerco?
Ti uccido? Oppure in ginocchio a pregare.

Per credere in te o per negarti
ti cerco sempre e inutilmente.
Sei il mio sogno più bello,
e non oso farti precipitare dal cielo come un masso.

Come nello specchio di una strada d'acqua
ora sembri esistere ora non esisti più;
ti ho visto fra le stelle, fra i pesci,
come il toro selvaggio quando va a bere.

Siamo soli ora nella tua grande storia
e rimango con te a combattere ancora
senza il desiderio di vincere.
Voglio toccarti e gridare: "Esiste!"



Salmo - T. Arghezi- (trad. S. Quasimodo)






... sono un peccatore, perdona Dio quest'uomo che nulla sa amare, se non la musica...

sabato 14 aprile 2012

L'arte e la sposa

Ah, da non crederci. A casa. E come sono felice dopo una giornata infinita. In giro per la Sicilia, da un capo all'altro, così felice adesso di ritrovarmi dentro. Dentro la mente pensante, il cuore palpitante.

Il mio occhio di destra ha perso un grado -che notizia penserete-, eppure per me è importante. Userò occhiali nuovi per vedere meglio il mondo. 

So ricostruire con precisione il momento in cui ho perso la vista. E' stata lei. 

Mi ha abbagliato.

Mica lo sapevo prima di entrare in farmacia. Chi poteva dirlo che avrei incontrato la bellezza.

E invece è andata così. Ha scelto il volto di una ragazza per materializzarsi. 

E quel volto mi ha catturato. E non potevo più pensare ad altro. Non riuscivo a capire cosa volesse il farmacista. Io la guardavo, con intensità, come non l'avessi mai vista una donna.

Poi lei passa, si ferma di fronte, dall'altra parte del bancone. Mi guarda. E io non apro bocca. La voce dell'uomo, il suo collega, non arriva, vi giuro. Non arriva. 

Solo lei, la bellezza. E poi io. 


(Sospiro al ricordo...)


Dunque la prima parte del post è arte. Perché...



la bellezza della donna è arte




Visto che sto a casa, voglio farvi vedere un corto. Vi invito tutti, qui da me.




Allora, Signori e Signore, questa sera, in esclusiva sul vostro amato blog "L'ora della poesia", Tra Cenere e Terra è lieto di presentarvi... taaadaaa... solo per voi...


l'ARTE !



(Amplificate le casse e abbassate le luci... shhh, inizia... ce li avete venti minuti no? Ci vediamo dopo...)








Fellini, i suoi disegni che si animano per magia.

Mi sono appassionato, dal lirico all'onirico, dall'apollineo poetico di Guerra al dionisiaco delle battaglie degli istinti... la grande musica, i disegni dei fotografi che vogliono immortalarla, sempre lei al centro, la bellezza. 


Dalle puttane all'amore. L'uomo, piccolo, in mezzo. Un cazzo a spasso!! Ahah!! C'è poesia pure lì.



Non vi dispiacerà se mi scappa una lacrima, dopo tutto questo.


Sono felice. Sposo l'arte oggi.

Lo faccio adesso....





Ps: grazie A. Khrzhanovskij. Celebri tu.

domenica 8 aprile 2012

L'amore di Suzanne







Suzanne, sei tu?









[...] E tu vuoi viaggiarle insieme
vuoi viaggiarle insieme ciecamente
perchè sai che le hai toccato il corpo
il suo corpo perfetto con la mente [...]





 Suzanne ...

domenica 1 aprile 2012

Il sorriso degli uomini

Sempre più spesso mi ritrovo a scrivere di domenica mattina. Credo sia un giorno buono per la scrittura. Non mi sogno di dire che esista un tempo per la scrittura, ché riflessioni, poesie, squarci di storie spingono al tavolo di lavoro quando lo spirito decide di manifestarsi, e questo può avvenire quando meno lo aspetti, nei momenti inopportuni pure, e allora semplicemente devi. Ma la domenica mattina, ecco, la domenica mattina è un giorno  diverso.

Lo è per me almeno. Se capita di ritrovarmi sveglio a quest’ora non è per la sveglia, ma perché l’esigenza di vita vuole che io apra gli occhi. Lascio fluire così il sangue nei vasi, aspetto che le cellule ricomincino a respirare,  e un, due e tre, quindi sveglio e un caffè.

Fresco d’acqua e sole, nei registri della normalità, senza problemi, non contingenti almeno, nemmeno impolverati alle biblioteche dell’esistenza, dunque senza preoccupazioni che non siano quelle di riportare i pensieri correttamente sul foglio, neanche queste, scrivo e penso (proprio seguendo quest’ordine).

Prosaicamente, non me ne voglia la poesia che se ne sta ad ascoltare, curiosa com’è di vita, e prosasticamente, vi racconto stamattina della sofferenza acuta che provo. Vi dico della pensabilità. Niente discettazioni filosofiche, non ne sarei capace. Ma certamente in giorni come questo, quando mi capita di ritrovare nei libri le risposte, tutte le risposte che cerco, quando fatico invece tutti i giorni per farne esperienza, allora provo un misto di esaltazione e tristezza, e queste stridono nell’animo procurandomi dolore.

Siamo fortunati e sfortunati assieme.

Il sapere condiviso universalmente ci consente di appassionarci a ogni cosa, ed è stupendo. Grazie al virtuale cogliamo tutto ciò che ci piomba nella coscienza. Allarghiamo il campo però. Uniamo al virtuale tutto ciò che ci passa sotto gli occhi, ciò che leggiamo nei libri. Mettiamoci nel calderone le discussioni animate con gli amici. Tutte le fonti possibili di conoscenza. Agglomeriamo le esperienze vissute, tutte. Adesso facciamo un sforzo ancora maggiore. Facciamo trascorrere gli anni. Immaginiamo di poter inglobare le conoscenze di ottanta anni di vita dedicata alla ricerca. Ricerca del senso anche. Dei significati e dei significanti. Non parliamo poi della felicità. Dei cammini interiori e dei percorsi di vita. Anzi no. Invece parliamone. Cioè, consideriamoli. Consideriamo tutte le storie d’amore e i loro insegnamenti. 

Insomma, proprio tutto.

Ecco, avete fatto? Allora pensiamoci saggi e sapienti di ogni cosa. Ecco, questa è la vita.

Tutto qui? Si, è tutto qui.

Siamo piccoli, già. Puntiformi. Anzi, siamo meno del punto che segue (-->).(<--)

Tutto ciò che pensiamo in questa vita è stato già pensato. Tutto ciò che viviamo è stato già vissuto. Mi sembra di sentirle le proteste degli uomini di genio. Ma io sono un grande filosofo, mica come gli altri! Ti sei perso in un bicchiere d’acqua. Ma io sono un genio della matematica! Ti sei perso nella ricerca della formula. Ah, ma io sono un sociologo! Ti sei perso nel “copiato” della realtà. Uno storico! Ti sei perso nel passato. Ma io sono uno psicologo! Ti sei perso nella parzialità. Eh, ma sono un visionario! Ti sei perso nell’illusione! Sono un’eremita! Ti sei perso l’uomo. Ok, allora sono un folle! Ti sei perso nella fragilità. Ma io sono un malato! Ti sei perso nel corpo. Però sono artista! Ti sei perso nell’opera. Uno scienziato! Ti sei perso Dio. Ma io sono un uomo di Dio! Ti sei perso nella dottrina. Ma io sono un suicida! Ti sei perso la vita. Ma io sono un poeta! Ti sei perso nella vita.

Stretti in uno schema di pensabilità, tutto è già stato detto e scritto. Manca l’aria quasi.

E allora?

Allora chi è come me soffre col sorriso.








Quanto piccoli siamo. Ma quanto grandi anche. Quante cose ha fatto l’uomo se pensato tutto insieme. Quante ancora ne farà. Difficile da cogliere l’umanità nel suo significato evolutivo. Siate felici di farne parte. Membra di un solo corpo. Chiazze di espressione. Gioie di vita!


Come esseri viventi, uguali agli animali e alle piante, fratelli di tutte le cose del mondo, sì certo...


...  ma per fortuna uomini!

Olè!