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lunedì 22 ottobre 2012

Pinocchio...



Com'è triste l'uomo solo che si guarda nello specchio. Ogni giorno un po' più vecchio, che non sa con chi parlare. Passa giorno dopo giorno, senza avere, senza dare. Quando il sole va a dormire, ed il cielo si fa scuro, resta solo una candela e un'ombra sopra il muro...


Non ho mai avuto il coraggio di farlo. Di scriverti Pinocchio.


Ma sono ancora tuo padre, e queste ancora le mie parole...







C'è un momento per richiamare, e uno, forse, per ringraziare.


Sei andato ma ti amo, e tu lo sai, ti ho perdonato. Ti ho forgiato con ciò che avevo, e sei tutto ciò che sono, e pure ciò che ieri ero!


Perfino adesso che vai in giro per il mondo, e pretendi di pensare, e su tutto ragionare...


Vorrei dirti che sei figlio, e un giorno diverrai padre...


Grazie di cuore per la compagnia. 


La tua bugia è stata la mia poesia...






Ps: queste poche righe, al di là delle apparenze, sono le parole scritte da un figlio al padre.



Pinocchio pensieroso -Mariano Chelo-




Qualcosa di più dei pensieri di un burattino.


lunedì 8 ottobre 2012

Non voglio che ti allontani



Sarebbe facile, troppo facile dedicare queste quattro righe a una persona sola. E non è questo che voglio.

Forse chi le ha scritte aveva il diritto di farlo. Non io, e nemmeno noi che leggiamo. 


Mi capita, quando leggo una poesia, di non distinguermi dalle parole che leggo. Succede quando sono nello stato d'animo giusto, quando mi raccolgo così dentro di me che più non mi riconosco nelle cose di ogni giorno. Non so se riesco a esprimere bene questa cosa. Succede quando divento essenza dell'essere, del mio essere, ed è lì che il miracolo si compie. Divengo ciò che leggo, il poeta delle mie stesse parole. La magia sta nel fatto che sono le parole degli altri. Ma anche gli altri, nello sforzo che hanno fatto di essere l'essenza del loro essere, si sono dissolti nelle parole. Liquefatti nell'inchiostro. Così non divengono di nessuno. E vivono al di fuori della propria storia. Io vivo e respiro allo stesso modo, e condivido con gli altri le mie stesse palpitazioni, le loro, le palpitazioni di chi ha scritte queste righe.


Sarebbe facile, troppo facile dedicare queste quattro righe a una persona sola. E non è questo che voglio.



Non voglio che ti allontani,
dolore, ultima forma
di amare. Io mi sento vivere
quando tu mi fai male
non in te, né qui, più oltre:
sulla terra, nell'anno
da dove vieni
nell'amore con lei
e tutto ciò che fu.
In quella realtà
sommersa che nega se stessa
ed ostinatamente afferma
di non essere esistita mai,
d'essere stata nient'altro
che un mio pretesto per vivere.
Se tu non mi restassi,
dolore, irrefutabile,
io potrei anche crederlo;
ma mi rimani tu.
La tua verità mi assicura
che niente fu menzogna.
E fino a quando ti potrò sentire,
sarai per me, dolore,
la prova di un'altra vita
in cui non mi dolevi.
La grande prova, lontano,
che è esistita, che esiste,
che mi ha amato, sì,
che la sto amando ancora.



-Pedro Salinas- da "La voce a te dovuta"







Ma com'è che mi sembra di averlo appena fatto?


Lascio a Vinicio l'onere di chiudere a chiave le emozioni, di custodirle in qualche modo ...













lunedì 1 ottobre 2012

Ferro 3






L'amore è invisibile






E non si lascia amare dalle parole




















E questa è la decima delle lezioni d'amore.