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lunedì 31 dicembre 2012

Scrivere ancora


Mi fa male. Mi fa male la pancia. Piegato dal dolore. Succede sempre quando non riesco a partorire i pensieri; quando non riesco a tirarli fuori. Me ne sto accasciato di fronte allo schermo del pc, mi rivolgo a me stesso, e trovo tante cose da dirmi...eppure, eppure i pensieri non riescono ad uscire. Se ne stanno chiusi nella pancia. Cuciti.


Mi conosco. Se le parole non escono quando invece voglio farle uscire, per scrivere, sì, per scrivere ancora, ancora una volta, allora devo chiedere aiuto. Potrei chiederlo a voi. Potrei chiedervi di tagliarmi la pancia e di farli uscire tutti i miei pensieri, di farmi sanguinare d'emozioni. Oppure, più semplicemente, potrei limitarmi a leggervi. Leggere gli ultimi pensieri dell'anno, nei vostri blog. Tutti pieni di umanità, di calore. Di anima. Assomigliano ai miei.


C'è una terza soluzione. Quella di affidarmi alla poesia. Latita la poesia vera, tra queste pagine. E' vero. In cuor mio cerco di condividere con voi la poesia del vivere. Non sempre mi riesce di colorarla. Spesso scrivo in bianco e nero, al massimo scende giù un lacrima di inchiostro rosso a sporcare il foglio. Perché è inchiostro, credetemi. Non è sangue.


Allora oggi, come con una bacchetta magica, faccio spuntare per voi una poesia, eccola:





Fiorire
è il fine...
Colmare il bocciolo
combattere il verme
ottenere quanta rugiada gli spetta
regolare il calore
eludere il vento
sfuggire all'ape ladruncola
non deludere la natura grande
che l'attende proprio quel giorno.
Essere un fiore
è profonda responsabilità.




L'avete riconosciuta? E' Emily Dickinson. Mi ricorda che la poesia è religione. 



Questa preghiera voglio recitarla con voi, ad alta voce, questa sera, prima che l'anno finisca. Perché, vedete, l'anno che sta finendo porta in grembo i germogli dell'anno che verrà. E allora salutiamo ciò che cresce in noi. Accompagniamo la fine col nuovo inizio. Non temiamo la responsabilità. La fine e l'inizio. Come una donna e un uomo che si prendono per mano, e fanno una parte del percorso insieme. 


Oggi, di più, vorrei che la fine fosse l'inizio.










Auguriamoci di fiorire.


E che la vita esaudisca la nostra preghiera.








Ps: La pancia. La pancia... non mi fa male più!









lunedì 24 dicembre 2012

Il Natale delle strade



"Non accalcatevi gente, ce n'è per tutti. Abbiamo tanti sportelli, e tutto il giorno davanti...! A ciascuno l'amore suo! Non dovrete far altro che compilare un bonifico di 6 euro e 50 per l'Agenzia dei Sogni, giusto per le spese organizzative. Il resto è gratis, solo per oggi gente, l'offerta è limitata alla Vigilia del Natale, non perdete questa grande occasione! A ciascuno l'amore suo! Offerta irripetibile! Offerta da non perdere! Solo per oggi diamo a gratis l'Amore...!"








In fila, anch'io. Insieme ad altra gente. Non mi sono mai piaciute le file, eppure le ho sempre fatte, senza la pretesa di passare avanti. E' giusto che anch'io rispetti il turno. E intanto mi concentro sul da farsi. L'offerta è di quelle irrinunciabili. Danno un amore a gratis. Chissà come avverrà la consegna? Be', non mi resta che aspettare. In questa agenzia ci sono code di chilometri, arrivano fino al mare e alle montagne, dentro i boschi di faggi e castagne. Nel sottosuolo del buio, fino all'aria aperta degli uccelli. Ma io mi sono svegliato presto. Ancora cento persone e potrò ricevere la mia dose di Amore.

Gli animi non sono sereni, si surriscaldano facilmente. Alcuni spintonano, altri accampano pretese di precedenza. "Ma io sono un mutilato, sono in carrozzella!", "E no amico, non ci casco! Tutti abbiamo diritto all'Amore, il fatto di essere storpio non giustifica la tua condotta, di certo!", e via così, con altri discorsi dello stesso tenore. Intrisi della stessa umanità. Una signora anziana è triste. Ha perso il marito due mesi fa appena. Eppure è imperterrita, in fila. Due dita di trucco sul volto rugato. Il rossetto sceglie il colore brillante del Natale. Non si finisce mai di amare. C'è un'altra donna. Quest'anno ha preso trenta chili. L'anno scorso era una donna bella e innamorata. Sapeva rispettare il proprio corpo. Adesso vuole un amore come viene, un amore facile. Non vuole perdere la sua grande occasione, ma non vuole fare sacrifici. Mai più. C'è un cammello proveniente dal deserto. Senza padrone. E' da solo qui, in cerca d'amore. Spiega a uno struzzo che "vorrei vedere te, nel deserto. Lì non passa anima viva. Gli unici cammelli che vedo sono a lavoro, e sono tutti maschi! Non la sopporto una vita di duro lavoro senza amore. Per tutti i carovanieri! Io senza amore nel deserto non ci torno!”, così spiega, e negli occhi ha stampata la speranza. Prima di me, ancora, sette cinesi, due venezuelani, Vittorio Sgarbi, quattro rinoceronti, due somari, nove ragazze argentine, un militare americano, Amy Winehouse, che si lo so, non c’è più, ma ha sfidato il tempo e la morte per ricevere un po’ di affetto, e tanti altri ancora fino ad arrivare a cento.

Io guardo, osservo, le annuso le storie diverse dalla mia. Una ragazza, bellissima, non si mette in fila. E’ inginocchiata, a terra. Ha il volto in giù, verso il pavimento. Un cappello in mano, rivolto al cielo. Chiede l’elemosina. Non cerca l’amore, lei no. Chissà da quale paese proviene.

Mi faccio strada, dentro. Vedo un bimbo, di fronte a un albero agghindato a festa. E’ Natale perfino tra i ricordi.

Che confusione, adesso mi fa male la testa. Un elefante ha bloccato l’ingresso, e tutti dietro, a spingere. Barrisce l’elefante, è un grido disperato, sfonderà la porta d’ingresso, presto, presto!





Non so cosa mi capiti adesso. Ma sono qui, e non sono più lo stesso. Mi volto a destra, poi a sinistra. Attorno a me, l’Universo. Le stelle alte, sopra il cielo, e i fuochi danzanti sui pianeti. Galassie attorno si uniscono in cerchio, recitano poesie silenziose. Sono al centro di tutto, al centro del verso.





Eccomi di nuovo in fila. Ancora 99 anime in cerca d’amore, e poi toccherà a me. Qualcuno mi tira la giacca. Mi guarda. E’ una bambina di cinque anni. Mi chiede se può passarmi avanti. Non trova la sua mamma.

Scorre la fila e rimango fermo, immobile. Di fronte a me un fiume. Barche a vele dispiegate cercano il mare. E io fermo, assorto, guardo il tempo che passa.

Poi mi sveglio, e mi stringo attorno la sciarpa. Vado via. Sì, io vado via. Qui fa freddo. Fuori di qui, per strada, c’è il sole. Cammino a passo svelto, la gente mi guarda stupita.




(due minuti dopo...)



Fuori, sono fuori finalmente. Aria fresca per le narici. Ho il cuore colmo di gioia. Mi metto a salutare tutti, per le strade, a tutti un bacio e un abbraccio, felice, felice come mai, mai ancora, prima d’ora.


Buon Natale, urlo al cielo, Buon Natale gente!










E l’eco del mio augurio rimbomba tra le righe.

domenica 9 dicembre 2012

Bang Bang






Le parole non dette sono colpi di pistola
















Bang Bang!










Mi hanno beccato proprio al centro del cuore

















Ma sono ancora vivo.