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domenica 21 dicembre 2014

A quel Natale che non ho dentro


Non ce l'ho dentro questo Natale.




Mi lascio dentro un'emozione negativa, di paura. Voglio se ne stia dentro di me. Per quanto oscura. Non temo più le tenebre della notte, da un pezzo. Ho lasciato dentro di me tutto ciò che è pazzo. 

L'anziana signora con la scure mi guarda negli occhi infastidita. Sa che reggo il suo sguardo. Non può trarre quel sottile piacere di recidere la vita se sa che sono pronto a perderla.

Più trascorre il tempo, più l'età avanza, e più la vita stanca. Per quanto l'amore dipinga di rosso il quadro, c'è una parte di me che quasi esige il nero. 

Ho nelle vene tanta poesia. Vorrei quasi tagliarle, per tirarla fuori.

Come vorrei che fosse possibile cambiare il mondo che c'è, canta Vasco. A me non va di cambiare il mondo. Hai capito? Non mi va.

Ps: questa mattina l'aria è serena. Sì, è serena. Si sta bene. Il mondo è sospeso tra lentiggini viola. Esce fuori l'espressione, quasi metafisica, del coraggio di una sillaba. Si impegna anch'essa a significare qualcosa. La polenta si mangia quando è gialla. Una fetta di pane rotola. Il sangue è sapore bianco. L'alito del vento bagna. Tutto il senso si ritrova nel non senso. Il dolore si trasforma in euforia. Quando il cervello esce fuori dalla testa, poi vi rientra. E la dissociazione è un trauma. Inquieta eh? Inquieta. Si sta bene. Lontana dalla terra, nascosta nel cuore del mondo parallelo al mio, anche la mano batte e batte e trema. Soffre e grida. Partorisce un verso:


A quel Natale che non ho dentro


E rimango solo in questo verso.