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sabato 20 febbraio 2016

Sesso


Quando nei singoli, infiniti momenti di attesa di qualcosa che accada nella mia vita, di qualcosa che scuota il corpo e assieme i miei nervi segnati e sognanti di scrittore, come quando me ne sto in silenzio e il mondo attorno a me sparisce, una doppia dimensione senza tridimensionalità, e le cose, gli avvenimenti, le persone pure, scivolano giù via ben oltre i bordi di questa terra piatta e, così facendo, spariscono alla vista, quando insomma, e come quando sono solo, veramente solo, e nessuno capisce e mi capisce in questo silenzio bianco, allora leggo Murakami Haruki, sì, proprio lui, uno dei miei preferiti, uno che mi angoscia e purifica allo stesso tempo, uno che mi toglie dai guai perché sa regalarmi sempre, rubata alla vita degli altri, un'emozione, che io poi torno a regalare, creando come un corto-circuito di passione e intimità, quasi una danza appassionata ma di immacolata concezione. 

Così io leggo, e mi sembra di fare l'amore con voi.


"Ogni tanto mi veniva in mente la notte che avevo passato con Creta, ma era un ricordo estremamente confuso [...] Non riuscivo a ricordare concretamente il suo corpo, e neanche in che modo avevamo fatto l'amore. Più che il ricordo reale di quella notte, era vivido in me quello della volta in cui avevamo avuto un rapporto irreale nella mia mente. Mi appariva incessantemente davanti agli occhi la figura di lei sopra di me con addosso il vestito blu di Kumiko, nella camera di quell'albergo misterioso. Aveva al polso sinistro due braccialetti che tintinnavano. Mi ricordavo la sensazione del mio pene in erezione. Era diventato duro e grosso come non mi era mai successo. Lei l'aveva preso in mano e l'aveva introdotto dentro di sé, poi si era mossa lentamente in tondo, come se disegnasse dei cerchi. Sentivo ancora sulla pelle l'orlo dei vestito di Kumiko che mi accarezzava. Intanto chissà quando Creta aveva lasciato il posto a quella donna misteriosa che mi aveva telefonato non so quante volte. A cavalcioni su di me ora c'era lei. Ormai ero nella sua vagina, non più in quella di Creta. Lo capivo dalla temperatura diversa, dalla mutata sensazione. Come quando si entra in un'altra stanza. <<Dimentica tutto, - mi aveva mormorato-, come se dormissi, come se sognassi, come se ti rotolassi nel fango caldo>>. Dopodiché ero venuto."


Ora io non lo so perché ho riportato questo passo tratto da "L'uccello che girava le viti del mondo". Davvero, non volevo abbandonarmi e abbandonarvi a una facile ironia. Invece l'ho fatto. Con voi, e per voi. Ma soprattutto per me. 


E' iniziato il 2016. Sento le mie mani ribollire. Qualcosa di buono accadrà.