Un padre incita la figlia a danzare, "balla", le dice, "balla!". E lei, come trascinata da un impulso più forte, come un richiamo della terra, ma che dico io, di più, del cosmo, come dovesse qualcosa alle forze nascoste della fisica, come dovesse piegare i nervi, allungare i muscoli alla ricerca del più profondo suo mondo interiore, che è quello dell'universo, coi suoi misteri, le sue musiche, il suo silenzio, come dovesse qualcosa all'umanità intera, come se il suo corpo non fosse suo, ma nostro, sì, come se tutti quanti noi ci muovessimo a seguire il moto perpetuo del cuore, noi con le nostre emozioni, lei con la sua danza, ebbene, questa figlia legata al padre da un profondo sentimento d'amore, come se l'amore autorizzasse a essere se stessi, già, se stessi, questa figlia balla, e cambia i sensi, la percezione, il tempo con lo spazio. Distorce perfino i periodi, le virgole, i punti. Supera abbondantemente la mia capacità di espressione. E vola via, tra i miei ricordi più intimi.
Colui che danza cammina sull'acqua, e dentro una fiamma
(Garcia Lorca)